La mostra personale del pittore milanese Ermanno Andressi, per la Fondazione De Marchi, il 27 aprile 2017 al Circolo Filologico.
Il ricavato della mostra è stato interamente devoluto per l’assistenza ai bambini in cura presso la Clinica Pediatrica De Marchi del Policlinico di Milano.
L’esposizione è stata presentata dall’attrice Francesca Cavallin e dal critico Massimiliano Sabbion.
Ermanno Andressi – Impressioni
Pensieri che si imprimono sulla carta, textures che lasciano un segno, una traccia di colore e di forma che non si ripete mai, un dipinto fatto con l’anima, con le cose e con le sensazioni.
Le opere di Ermanno Andressi colgono l’essenza, la verità così com’è, l’immagine è creata con un tocco che include disegno, tecnica e spontaneità e al caso è tralasciata ogni forma e dettaglio.
Nella pittura di Ermanno Andressi non solo si “vede”, ma si “sente” lo spirito e la natura che si imprimono sul foglio: notti stellate, paesaggi fatui, rami di ricoperti di gemme e fiori.
Ogni tocco è percepito e immerso in maniera aggettante lasciando che il risultato che appare si impasti di sogni e materia.
La tecnica usata dal maestro milanese è ricavata dall’antica xilografia giapponese, una tecnica di incisione artistica che utilizza, per la creazione delle immagini, elementi naturali che lasciano poi un’impronta formale e cromatica.
Non si usano pennelli per ottenere il risultato finale, Ermanno Andressi imprime il colore sul foglio di carta: inchiostri, terre, polveri sono gli unici responsabili delle opere, visioni poetiche ed emozionali che l’autore rivela allo spettatore.
Questo particolare forma di pittura su carta diventa irripetibile e unica nel suo genere, non esiste un’opera uguale ad un’altra: effetti chiaroscurali, cromatismo, resa formale, sono differenti ed originali e non riproducibili una seconda volta.
L’interesse per la tecnica e la xilografica giapponese e per le stampe dell’ukiyo-e ha origini storiche lontane e si diffonde nella seconda metà del XIX secolo soprattutto da parte degli autori Impressionisti creando un vero e proprio movimento artistico noto come Japonisme.
L’attrazione per i valori cromatici e spaziali, le rapide linee, le stenditure piatte, il valore simbolico e decorativo fa riscoprire autori giapponesi quali Utamaro, Kunisada, Hitoshige e Hokusai, maestri della sintesi visiva, dai tratti veloci che fermano l’istante semplificandolo, un’idea di sintesi per cogliere l’attimo dove ogni segno assume un significato simbolico e ogni spazio è esaltato da campiture di colore ora piatte, ora sfumate e ricercate.
Ermanno Andressi propone nelle sue opere quello stile e quella tecnica giapponese già affrontata dagli artisti del passato arricchendo però ogni suo lavoro di pathos e aggiungendo un filtro tratto da una moderna visione contemporanea in cui immergersi.
Impressione, è la formulazione migliore che serve ad esaltare l’opera del’artista milanese: sul foglio si imprimono i colori e si creano le forme, un’impronta come traccia unica e senza eguali, ciò che l’animo percepisce si diffonde poi come traccia visiva.
Le opere appaiono in questo modo senza tempo, sospese tra il sogno e la poesia dove ad accentuare la delicatezza di questi fatui segni contribuisce il colore che si sfalda, si perde nel foglio, si somma a forme che si creano quasi da sole e restituiscono all’occhio dello spettatore un insieme di intime emozioni.
Massimiliano Sabbion
Ermanno Andressi
(Milano, 12 agosto 1926)
Agli inizi degli anni Sessanta del Novecento è allievo alla Scuola di Pittura di G.M. Mossa e studente di Augusto Colombo.
Nel 1964 inizia il corso di Scuola del Nudo presso l’Accademia di Brera dove è allievo di Gino Moro, Alessandro Nastasio, Aldo Salvadori.
La sua formazione si completa con studi e viaggi a Parigi e a Madrid.
Nel 1975 collabora con il Teatro alla Scala per le scene e i costumi dell’opera di W. A. Mozart “Divertimento su Enie Kleine Nacthmusik“.
Nel 1979 frequenta all’Accademie Internationale d’été di Nizza il corso di pittura con la direzione di M. Pierre Potet dell’Accademie de Beaux Arts di Parigi, diplomandosi in disegno, nello stesso anno espone alla 75ª esposizione del Salone d’Autunno con un grande nudo.
Nel 1980 espone al Grand Palais di Parigi al Salone d’Autunno; è incaricato dalla Regione Lombardia (Assessorato al Turismo) di realizzare due cartelle di opere grafiche sul tema “La Lombardia“.
Nel 1981 e 1983 fa parte della giuria internazionale della Mostra Internazionale del Manifesto Turistico.
Nel corso della sua carriera varie le mostre collettive e personali: Terza Mostra d’Arte Contemporanea, Palazzo Reale, Milano (1966); X Concorso Nazionale “Bice Bugatti” (1969); IV Mostra d’Arte Contemporanea, Villa Comunale, Milano (1969); Terza Biennale Europea di Montecarlo (1974); V Trofeo Internazionale di Pittura di Legnano (1976); “Cinque ipotesi per una realtà”, Centro d’Arte Sintesi di Milano (1977); “Circolo della Stampa”, Milano (1990); personale Conti Arte, Milano (1992); personale, Palazzo delle Stelline, Milano (2001).
Diversi i riconoscimenti e premi ricevuti: Medaglia d’oro Premio Cunardo (1967); Medaglia d’oro Premio Tortona (1969); Premio Lario di Cadorago (1978); Ambrogino d’oro (1969); Ambrogino d’argento (1974) per merito artistico.
Vive e lavora a Milano.
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